«We are Here». Economia culturale indie e autenticità auratica audiovisiva
DOI:
https://doi.org/10.7203/eutopias.18.16849Parole chiave:
Pony Bravo, rock, blues, flamenco, economia culturale, autenticità audiovisivaAbstract
Questo articolo indaga sulla economia culturale della scena «indie» internazionale focalizzando specialmente sul quartetto indie e neoflamenco sevigliano, Pony Bravo, e specificamente su Daniel Alonso Mallén, il loro prolifico visionario del montaggio sonoro e grafico. I Poni Bravo ricorrono a una varietà di tradizioni musicali collegando suoni e ritmi degli diversi «Sud» emarginati: il roots rock e i blues del sud statunitense, il rock andaluso, il flamenco, i ritmi africani e giamaicani, ecc. Mentre esperimentano con queste tradizioni, utilizzano la piattaforma del gruppo per lottare per il diritto di farlo: prendere in prestito, fare dei samples, citare, remixare, fare dei collages, riciclare i ritmi, le melodie, le armonie, le parole, le idee e le immagini di quei creatori e imbroglioni chi li hanno preceduti. Con l’aiuto della dicotomia benjaminiana fra le forme d’arte auratiche e le nonauratiche, questo articolo esplora l’inflazione del capitale sottoculturale nella sfera della musica indie (dovuta all’assimilazione da parte dei fan della conoscenza nonauratica) e l’elevazione dell’artefatto auratico in vivo come una risposta a coloro che cercano di tenere tale inflazione sotto controllo. Daniel Alonso eleva il momento auratico catturato come contenuto dentro la forma nonauratica del manifesto promozionale archiviato in rete. Simultaneamente, sostiene l’annientamento di tutte le forme del nonauratico, abbracciando una specie di socialismo del capitale culturale nei confronti del Creative Commons e il un atteggiamento antagonistico nei confronti delle istituzioni (SGAE) e la legislazione (la legge Sinde) come lotta per la protezione dei diritti nazionali e internazionali di proprietà intellettuale
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