Il mestiere di tradurre 2: Pepa Linares
Parole chiave:
Traducción, Entrevista, Pepa LinaresAbstract
Con una trayectoria iniciada hace ya más de dos décadas, basta echar una rápida hojeada a los últimos títulos traducidos por Pepa Linares para dejar constancia de la variedad de temas y autores que caracterizan su intenso trabajo como traductora. Si en los últimos años ha volcado del inglés escritores tan dispares como la iraní Bahiyyih Nakhjavani (La mujer que leía demasiado, Alianza, 2012), autores noveles como Travis Holland (El archivero de la Lubianka, Alianza, 2008) o clásicos como Edith Wharton (Xingú, Contraseña, 2012), Muriel Spark (El asiento del conductor, Contraseña, 2011) y Bernard Malamud (Las vidas de Dubin, Sajalín, 2011), la extensísima nómina de escritores italianos pasa por narradores de la talla de Giuseppe Bonaviri (El enorme tiempo: apuntes para un diario de un médico siciliano, Sajalín, 2011) y Luigi Bartolini (Ladrones de bicicletas, Sajalín, 2009) o ensayistas y politólogos como Carlo Mongardini (Miedo y sociedad, 2007), Laura Zanfrini (La convivencia interétnica, 2007), Gianpietro Mazzoleni (La comunicación política, 2010) o Gianfranco Poggi (Weber, Alianza, 2006), estos últimos publicados en Alianza, por mencionar tan solo unos pocos autores. Tres de sus últimos trabajos aparecidos a lo largo de 2013, Mi Carso, de Scipio Slataper (Ardicia), Un día de fuego: cuentos completos y la novela El partisano Johnny, de Beppe Fenoglio (ambos en Sajalín) pueden sin ninguna duda contarse entre las novedades editoriales más interesantes de este año. Coincidiendo con la aparición de estos relevantes títulos y abusando de su amabilidad, nos permitimos plantearle algunas preguntas sobre su interesante labor. Entrevista de Juan Pérez Andrés.
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