Dopo la catastrofe narrativa: la potenzializzazione degli appunti come forma di virtualità negativa nell’opera di Pier Paolo Pasolini

Abstract

Dagli anni ’60 e fino alla sua morte, Pier Paolo Pasolini ha elevato la notazione a paradigma formale fondamentale nella sua produzione, con l’obiettivo di sovvertire le convenzioni letterarie e cinematografiche della modernità europea. Prendendo spunto dalle osservazioni dello scrittore e pensatore afroamericano Frank B. Wilderson III sulla catastrofe narrativa, l’articolo situa l’uso della notazione da parte di Pasolini nel quadro più ampio della sua riflessione sulle possibilità della narrazione nell’epoca della decolonizzazione e del tardo capitalismo globalizzato. Delinea inoltre lo sviluppo della notazione e la sua ascesa nell’opera pasoliniana come uno strumento che permette all’autore occidentale di dismettere la propria autorità e l’esercizio del potere narrativo. In particolare, l’articolo illustra come, in contrasto con le ipotesi spesso sostenute sulla notazione come forma incompiuta subordinata a un prodotto potenzialmente finito, Pasolini concepisce e potenzia la notazione come una forma di virtualità negativa che non si attiene alla logica della finalità positiva.